Sentiamo il dovere di ricordare i cittadini di Sansepolcro e San Giustino deportati a Mahuatausen e tutte le vittime della Shoa, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio a rischio della propria vita, salvando altre vite e proteggendo i perseguitati.
Con Legge n. 211 del 2000, è stato istituito il “Giorno della Memoria”. Per la sua celebrazione, la Repubblica italiana ha scelto il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio a rischio della propria vita, salvando altre vite e proteggendo i perseguitati, è lo scopo principale di questa giornata.
Innumerevoli gli eventi, i singoli episodi da commemorare, riteniamo doveroso però ricordare la vicenda dei cittadini di Sansepolcro e di S. Giustino che furono deportati l’8 giugno del 1944: tredici uomini di Sansepolcro e ventisette di S. Giustino. La loro cattura, seguita ai rastrellamenti dei primi di giugno, è il simbolo dei momenti dolorosi che il nostro paese visse. La guerra voluta dal regime fascista generò effetti devastanti, diventò, dopo l’8 settembre, occupazione, fronte interno, frattura dell’intero tessuto sociale italiano. In un tale contesto, le storie di questi uomini della Valtiberina assurgono a simbolo e riferimento di una più ampia prospettiva storica: catturati e rinchiusi al Castello dell’Imperatore, presso Prato, alcuni di loro riuscirono ad evadere, gli altri, trasferiti a Fossoli, furono poi condotti a Mahuatausen. Quattro di loro, il maestro Raffaello Fabbrini, Alessandro Rossi, Piero Simoncioni e Duilio Rubechi vi trovarono la morte. Gli altri riuscirono a sopravvivere, in un sistema concentrazionario che non concedeva spazio se non per il lavoro in forma schiavile e per l’annullamento di ogni relazione umana. Al ritorno, l’ Italia aveva bisogno di dimenticare in fretta, solo molti anni dopo la loro vicenda uscì da un lungo silenzio per riaffiorare in tutta la sua tragicità e diventare, poi, memoria da condividere nella nostra comunità.
Questa giornata sarà un momento di riflessione per ritrovare quello spirito di libertà che spinse alcuni a diventare antifascisti, ad entrare nelle fila della Resistenza partigiana, pagando anche con la loro vita, l’eccidio di Villa Santinelli ne è un esempio, altri ad adoperarsi per nascondere e salvare ebrei, rifugiati, fuggiaschi come il sacerdote Don Duilio Mengozzi e il medico Raffaello Alessandri; poi i tanti che sentirono il dovere di non collaborare, di rifiutare ogni forma di azione che favorisse l’occupante nazista e i fascisti repubblichini, con scelte difficili e sempre rischiose.
Il Partito Democratico di Sansepolcro, in occasione della Giornata della Memoria 2017, auspica che le voci dei testimoni, ormai sempre più rare, diventino “voce della storia” soprattutto per i più giovani, verso i quali abbiamo il dovere di lasciare un’identità comune e condivisa. Non dimentichiamo, perciò, le vicende di coloro che oggi – siano esse vittime, sopravvissuti, partigiani, deportati militari – trovano posto nel nostro pantheon repubblicano. Non mollare! era l’imperativo di Carlo Rosselli.